Dante e Beatrice, al CIS Montesacro sabato 27 febbraio!
Un altro interessante appuntamento con la letteratura italiana si terrà sabato 27 febbraio alle ore 17,00 presso il Centro Inizaitive Sociali Montesacro in via Val Trompia 102, dove grazie al bravissimo prof. Disabantonio potremo conoscere meglio la figura e le opere di Durante di Alighiero degli Alighieri, noto al mondo intero con il nome di Dante Alighieri.
Dante è considerato il padre della lingua italiana; la sua fama è dovuta eminentemente alla paternità della Comedìa, divenuta celebre come Divina Commedia e universalmente considerata la più grande opera scritta in italiano e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. Espressione della cultura medievale, filtrata attraverso la lirica del Dolce stil novo, la Commedia è anche veicolo allegorico della salvezza umana, che si concretizza nel toccare i drammi dei dannati, le pene purgatoriali e le glorie celesti, permettendo a Dante di offrire al lettore uno spaccato di altissima qualità morale ed etica.
Importante linguista, teorico politico e filosofo, Dante spaziò all’interno dello scibile umano, segnando profondamente la letteratura italiana dei secoli successivi e la stessa cultura occidentale (in ogni campo artistico), tanto da essere soprannominato il “Sommo Poeta”. Oggi Dante, che trova riposo nella tomba a Ravenna costruita nel 1780 da Camillo Morigia, è diventato uno dei simboli dell’Italia nel mondo, grazie al nome del principale ente della diffusione della lingua italiana, la Società Dante Alighieri, mentre gli studi critici e filologici sono mantenuti vivi dalla Società dantesca.
A partire dal XX secolo e nei primi anni del XXI, l’autore della Commedia è entrato a far parte della cultura di massa italiana e mondiale, mentre l’opera e la figura di Dante hanno ispirato il mondo dei fumetti, dei manga, dei videogiochi e della letteratura straniera.
Quello che è il motivo più suggestivo dell’opera di Dante si forma già durante la giovinezza del poeta ed assume sin dal suo primo apparire – più che le forme di un’esperienza concreta – l’aspetto di un vago ed eletto amore platonico.
La Vita Nova, ovvero vita rinnovata dal sentimento amoroso, composta prima del 1295, è l’opera dedicata all’esperienza sentimentale del poeta stesso; il testo mentre ordina idealmente le poesie scritte in lode della donna amata, ci narra anche le vicende diverse attraverso le quali dante coltivò fino all’estrema spiritualizzazione il sentimento che provava per quell’essere beatificante che chiamò Beatrice.
Tutta la storia sembra essere come prestabilita dal destino per la elevazione spirituale e la salvezza del poeta. Il quale rivide Beatrice , dopo un incontro premonitore avvenuto a 9 anni, a 18 anni e rimase come incantato dal saluto della donna.
Da questo pur semplice gesto nasce nel cuore del poeta come un rinnovamento interiore operato dall’amore; la donna gli appare come il simbolo di ogni virtù e candore e la sua bellezza come il lievito di una intima purificazione. Sono poste in atto le idee platoniche della bellezza come segno di Dio e via che a Lui conduce. La storia d’amore si fonda non tanto su eventi sensibili, che si riducono a pochi gesti, quanto su un intenso moto dell’animo del poeta che crede di aver trovato in Beatrice ogni perfezione spirituale, la guida verso la salvezza. Il racconto, sempre dominato da un tono lieve e raffinato diventa più vivace quando Dante, durante una malattia, riflette sulla precarietà della vita umana e teme per la vita dell’amata; in un sogno assiste alla morte di Beatrice e fa esperienza della fragilità di ogni umana gioia.
Non passa tempo – siamo nel 1290 – che l’amata muore lasciando il poeta in una grave prostrazione; vaga per la città anch’essa desolata e triste per la perdita della donna che con la sua sola presenza nelle vie di Firenze sembrava portare a tutti luce e gioia di vivere. Ma quando il disorientamento è più grave, una visione – cantata nel sonetto seguente – rassicura il poeta che beatrice vive di eterna felicità in paradiso. L’animo di Dante attraversa i cieli fino ad arrivare in un mondo di perfetta letizia; lì in una plaga di luce Beatrice gioisce tra i beati; la visione cessa e in Dante rimane solo un vago ricordo dell’evento: tanto basta però per confortarlo e porlo nel fermo proposito di non cantare più la sua donna ormai trasfigurata in simbolo di redenzione se non in un’opera degna di lei e di più vasto respiro. Chiara allusione alla quella che sarà la Commedia.